Born free: CIRCUSES AND PERFORMING ANIMALS

Globally, thousands of wild animals are still forced to perform demeaning and unnatural tricks to entertain the public. They are exploited in travelling circuses, side-shows and within zoos, and used in advertising, film and television.

Animals are often made to perform ‘stunts’ and ‘humanised’ behaviours that are completely against their nature. Parrots riding bicycles, elephants standing on their heads or walking a tightrope, chimpanzeessmoking cigarettes, and tigers jumping through hoops of fire are just some of the examples.

The training of wild animals often relies heavily on physical domination and fear, in an attempt to ensure the constant attention and compliance of the animal in front of an audience or camera. There have been numerous undercover investigations and reports from ex-trainers revealing evidence of systematic mistreatment and animal abuse.

In circuses, animals are transported from location to location, repeatedly loaded and unloaded, kept in small beast-wagons or chained within trucks. Similarly, animals used in the film industry are also routinely confined to cages between “takes”. Research has shown that spending many hours travelling or confined to a small and unnatural environment can cause heightened stress responses in an animal, resulting in serious negative welfare impacts. Training, boredom and the frustration in trying to cope with these unnatural conditions often result in an animal developing abnormal behaviours.

Born Free believes that it is outdated and unacceptable to use wild animals in circuses or to market products by making animals perform unnatural behaviours. Such acts misrepresent the true nature of the animals; require the animals to be subjected to an unnatural and often abusive lifestyle; and undermine public respect for the natural world. Born Free challenges the use of wild animals in circuses and performance, raises awareness about the issues, and campaigns for national and international legislation to bring this practice to an end.

L’ordinanza comunale di Alessandria

Come già ho affermato nel primo capitolo della mia tesi, esistono comuni che hanno adottato regolamenti restrittivi che impossibilitano l’attendamento ai circhi. I singoli comuni infatti non possono vietare l’attendamento dei circhi, ma possono comunque definire delle norme restrittive, basate sulle raccomandazioni CITES, che costringono i circhi che non rispettano le regole nazionali a non poter tenere i loro spettacoli in quel territorio.

L’ordinanza più innovativa in Italia è quella di Alessandria di cui riporto il testo completo[1].

Reg. Ord. n. 356 del 24/05/2011

Prot. N. del

 

CITTA’ DI ALESSANDRIA

 

ORDINANZA SULL’UTILIZZO DI ANIMALI APPARTENENTI A SPECIE SELVATICHE ED ESOTICHE IN SPETTACOLI E ALTRI INTRATTENIMENTI

 

IL SINDACO

 

Ravvisata la necessità di tutelare le specie animali in conformità ai principi etici e morali della comunità;

 

= Vista la Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali proclamata il 27/01/1978 a Bruxelles su iniziativa UNESCO, la quale all’Art. 4 cita: “ogni animale che appartiene a una specie selvaggia ha il diritto di vivere libero nel suo ambiente naturale terrestre, aereo o acquatico e ha il diritto di riprodursi; ogni privazione di libertà anche se a fini educativi, è contraria a questo diritto”, e all’art. 10 “nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo; le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano degli animali sono incompatibili con la dignità dell’animale”;

= Visto il D.M. del 31.12.1979 “Convenzione di Washington sul commercio delle specie animali e vegetali in via di estinzione”, ratificata dalla L. n° 874 del 19.12.1975;

 

= Vista la L. n° 503 del 5.5.1981 di ratifica ed esecuzione della Convenzione di Berna relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa del 19.9.1979;

 

= Visto il Regolamento (CE) n. 01/2005 del Consiglio, del 22 dicembre 2004, sulla protezione degli animali durante il trasporto e le operazioni correlate che modifica le direttive 64/432/CEE e 93/119/CE e ilRegolamento (CE) n. 1255/97;

= Visto l’art. 1 del R.D. n° 611 del 12.06.1913 sulla protezione degli animali;

 

= Visti il T.U.L.P.S. (R.D. n° 773 del 18.6.1931), art. 70 il relativo Regolamento di esecuzione R.D. n° 635 del 6.5.1940, art. 129, e la Circ. 20.12.1999 n° 559;

 

= Visto il T.U. delle Leggi Sanitarie R.D. n° 1265 del 27.7.1934;

 

= Visto il D.P.R. n° 320 del 8.2.1954 “Regolamento di Polizia Veterinaria”;

 

= Vista la Legge 18 Marzo 1968, N. 337 – “Disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante”;

= Visto l’art. 3 del D.P.R. 31.3.79 che attribuisce ai comuni funzione di vigilanza sull’osservazione di Leggi e regolamenti generali e locali relativi alla protezione degli animali e alla difesa del patrimonio zootecnico;

 

= Vista la circolare del Ministro della Sanità n° 29 del 5.11.90 “Animali selvatici ed esotici in cattività” – Vigilanza Veterinaria Permanente;

 

= Vista la L. 150 del 7.2.1992 che disciplina i reati relativi all’applicazione della Convenzione di Washington, come modificata dal D.L. n° 2 del 12.1.93, coordinato con legge di conversione n° 59 del 13.3.93;

 

= Visto il D.M. 19.4.1996 recante l’elenco delle specie animali che possono costituire pericolo per la salute e l’ incolumità pubblica, di cui è proibita la detenzione;

 

= Vista la L. 9 dicembre 1998, n. 426 “Nuovi interventi in campo ambientale “

= Viste le “Linee Guida per il mantenimento degli animali nei circhi e nelle mostre itineranti” del 10 maggio 2000 emanate dalla Commissione Scientifica CITES del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare che aveva tra le finalità e gli obiettivi:

– indicare specifici criteri di detenzione di tali esemplari da parte di quelle strutture , come circhi e mostre viaggianti, che per la loro natura erratica presentano strutture di contenimento degli esemplari ospitati differenti da quelle di qualsiasi altra struttura fissa

 

= Viste le “Linee Guida per il mantenimento degli animali nei circhi e nelle mostre itineranti”, come aggiornate dalla Commissione Scientifica CITES in data 19 aprile 2006, emanate con il fine di:

– Fornire indicazioni aggiuntive ai criteri già elaborati, al fine di chiarire aspetti controversi o incompleti e di integrare le precedenti linee guida, estendendone l’ambito di applicazione anche ad altre specie animali;

– Proporre un protocollo operativo alle amministrazioni locali da adottare per il rilascio delle autorizzazioni all’attendamento dell’attività circense presso i Comuni Italiani;

 

= Vista la n° 189 del 20.07.2004 – “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impegno degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate” – che punisci chiunque maltratti gli animali contravvenendo alle loro caratteristiche etologiche;

 

= Visto l’art. 50 del D. Lgs n° 267 del 18.8.2000 “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”;

 

= Visto l’art. 823 del C.C. che attribuisce all’autorità amministrativa la tutela dei beni che fanno parte del demanio pubblico;

 

= Visto l’art. 23 del Regolamento Comunale per la Tutela ed il Benessere degli Animali approvato con Delibera di C.C. n 131/530 del 25 Settembre 2006;

 

= Vista l’Ordinanza Sindacale n. 2 del 02/01/2008;

 

= Visto l’art. 9 della L. Regionale 43/86 (Vigilanza sui circhi);

 

= Considerato che nella legislazione sopraccitata e soprattutto nelle Linee Guida emanate dalla Commissione Scientifica CITES del Ministero dell’Ambiente, viene sottolineato che, nei confronti di alcune specie animali in particolare, il modello di gestione risulta incompatibile con la detenzione al seguito degli spettacoli itineranti;

 

= Preso atto che la stessa Commissione Scientifica CITES, in data 20 Gennaio 2006, ha stabilito che le barriere elettrificate, pur essendo un sistema largamente usato per recintare spazi esterni destinati ad ospitare gli animali dei circhi come mezzo per il contenimento degli animali pericolosi, non possano essere considerate sufficienti a garantire l’incolumità pubblica intesa come contatto con il personale addetto ed in seconda istanza come contatto esterno in caso di fuga degli animali dalle aree autorizzate, in particolar modo per gli esemplari di grande taglia e potenzialmente pericolosi;

= Preso atto dell’evidente mancanza di normative specifiche che definiscano protocolli operativi finalizzati al controllo delle malattie infettive e diffusive che possono interessare i rettili, a differenza di altre classi di animali;

= Verificato che per le specie esotiche non elencate nelle “Linee Guida per il mantenimento degli animali nei circhi e nelle mostre itineranti” non sono previsti requisiti minimi per una corretta detenzione;

= Sentito il Corpo di Polizia Municipale;

 

= Su proposta dell’ufficio per il “Welfare Animale” del Comune di Alessandria

 

= Sentito il Servizio Veterinario dell’ASL di Alessandria;

 

ORDINA

 

1 E’ fatto assoluto divieto sul territorio comunale di utilizzare ed esporre animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche in attività di spettacolo ed intrattenimento pubblico.

 

2 Fermo restando quanto stabilito dall’art. 1, e recependo le raccomandazioni della Commissione Scientifica CITES in merito alla detenzione di specie il cui modello gestionale non è compatibile con la detenzione in una struttura mobile ed in particolare: primati, delfini, lupi, orsi, grandi felini, foche, elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe, rapaci, è consentito l’attendamento esclusivamente ai circhi e alle mostre zoologiche itineranti aventi al seguito animali appartenenti alle seguenti specie – nel rispetto dei requisiti strutturali sotto indicati:

 

Zebra, Camelidi (cammello, dromedario, vigogna, guanaco, alpaca, lama): ricoveri di 12 mq per ogni individuo, forniti di lettiera in paglia e di oggetti per stimolare l’interesse degli animali. Per la zebra almeno 12 gradi centigradi di temperatura ambiente. Spazio esterno di 150 mq fino a 3 esemplari, ampliato di 25 mq per capo in più. Possibilità di separazione in casi di incompatibilità di specie o di

sesso (ad esempio per i maschi adulti). Gli animali non devono essere legati a pali. Se lo spazio esterno è unico deve esserne garantito l’utilizzo a ogni esemplare per almeno 8 ore al giorno. Possibilità di accesso ad area protetta dal vento e dalle intemperie.

 

Bisonti, Bufali ed altri bovidi: ricoveri di 25 mq per animale. Spazio esterno di 250 mq fino a 3 esemplari, ampliato di 50 mq per capo in più. Gli animali non devono essere legati a pali.

Struzzo e altri ratiti: recinti di almeno 250 mq fino a 3 capi, ampliati di 50 mq per capo in più. Possibilità di accesso a tettoia o stalla di 6 mq per un capo, di 12 da 2 capi in su.

 

3 Fatti salvi i divieti è fatto comunque obbligo ai circhi attendati sul territorio del Comune di Alessandria con al seguito animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche di:

a. Assicurare che i ricoveri degli animali al seguito siano contenuti in un perimetro recintato che impedisca l’entrata di persone non autorizzate e limiti il rischio di fuga degli animali;

b. Disporre di un piano di emergenza in caso di fuga degli animali appartenenti alle specie pericolose per la salute e l’incolumità pubblica ai sensi dell’articolo 6 della Legge 150/1992;

c. Assicurare l’assistenza veterinaria agli animali al seguito;

d. Non mantenere vicine specie fra loro incompatibili per motivi di competizione (per differenza di età e per gerarchie sociali), di sesso, di rapporto preda-predatore.

e. Non utilizzare il fuoco negli spettacoli con animali;

f. Non utilizzare gli animali prelevati in natura;

g. L’attendamento è vietato in ogni caso qualora gli spazi a disposizione degli animali non corrispondano alle misure minime richieste e/o non siano conformi alle richieste di legge e della presente ordinanza.

 

In deroga al divieto di cui al precedente Art. 1 è consentita l’esposizione degli animali di cui all’Art. 2 a condizione che gli animali siano esposti esclusivamente all’interno delle strutture e dei ricoveri loro destinati, ed assicurando l’impossibilità di contatto fisico diretto fra pubblico ed animali, garantendo in ogni momento la presenza di una adeguata distanza di sicurezza.

 

4 La struttura che fa domanda di attendamento presso il Comune deve attenersi alle seguenti disposizioni, in ossequio al Titolo III, art. 35, 36,37,38,39,40 del Regolamento per la Disciplina delle Attività dello Spettacolo Viaggiante e dei Circhi Equestri, approvato con Delibera Consiglio Comunale n. 20/396/1015/4220N del 11/03/ 2009

 

a) Le domande, redatte su carta legale, devono essere presentate entro il 31 Dicembre dell’anno in corso per l’attività da svolgere nell’anno successivo.

 

b) Il periodo di installazione dei circhi equestri è quello compreso tra il 1 Novembre ed il 10 Gennaio di ogni anno, non verrà rilasciata più di una concessione all’anno.

 

c) Nelle domande dovranno essere specificati:

– il cognome e nome del richiedente, titolare della licenza d’esercizio;

– la precisa denominazione del complesso che si intende impiantare;

– la residenza o sede legale, il numero di codice fiscale o partita IVA del titolare della licenza;

– le dimensioni del tendone, degli ingressi coperti, della biglietteria, delle gabbie, delle scuderie e di ognialtro ingombro;

– dimensioni dell’area occupata delle carovane abitative e dei carriaggi per i quali si richiede l’autorizzazione alla sosta;

– il periodo richiesto per lo svolgimento dell’attività con la precisazione della data di inizio e fine rappresentazioni.

 

d)Alla domanda dovrà essere sempre allegata:

– fotocopia autenticata della licenza d’esercizio;

– fotocopia autenticata dell’idoneità alla detenzione degli animali ed elenco degli animali autorizzati, integrato da autodichiarazione, in caso di variazioni rispetto all’autorizzazione;

– fotografia a colori dello chapiteux che si intende installare;

– autodichiarazione attestante il diametro dello chapiteux, il numero dei posti a sedere ed il numero del personale impiegato nell’anno precedente e per il quale sono stati versati i relativi contributi. Tale autodichiarazione è indispensabile al fine di determinare la categoria del complesso circense, di cui all’ art 35 del Regolamento per la Disciplina delle Attività dello Spettacolo Viaggiante e dei Circhi Equestri summenzionato.

 

5. L’autorizzazione all’installazione del complesso circense è subordinata all’osservanza della seguente condizione, che dovrà essere soddisfatta almeno 20 giorni prima dell’effettiva occupazione:

– aver stipulato fideiussione bancaria o assicurativa di Euro 6.000,00 per i complessi di Classe 1 e di Euro 3.000,00 per gli altri complessi a titolo di cauzione.

 

Contestualmente si dovrà trasmettere all’Ufficio Comunale competente:

 

– dichiarazione attestata che nessun animale è stato prelevato in natura;

– dichiarazione che attesta la capacità di assicurare l’assistenza veterinaria oppure dichiarare il nominativo del medico veterinario che assicura l’assistenza veterinaria;

– planimetria con data e firma a cura di tecnico abilitato;

– piano di emergenza in caso di fuga di animali pericolosi;

– copia dell’autorizzazione prefettizia ai sensi dell’art. 6 L.150/92 relativa agli animali che possono costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica;

– dichiarazione del legale rappresentante del circo che non ha ricevuto condanne o rinvii a giudizio per maltrattamento di animali;

– copia della Polizza Assicurativa R.C. e relativa quietanza valida per il periodo d’insediamento.

 

6.Le domande prive della suesposta documentazione, incomplete dei dati richiesti, inviate e/o integrate oltre i termini fissati, non saranno ritenute valide e verranno respinte.

7.Non saranno prese in considerazione, e saranno pertanto da considerarsi respinte, le domande presentate al di fuori dei termini di cui al punto 4) la lettera a).

8.Le domande regolarmente pervenute formeranno un elenco in relazione alla data di presentazione, fatto salvo quanto disposto ai successivi articoli.

9.Detto elenco verrà stilato a cura del competente Ufficio Comunale entro il 1° Marzo dell’anno per il quale è richiesta la concessione e prontamente comunicato agli aventi diritto.

DISPONE

 

= che le violazioni alla presente ordinanza comportano la cessazione immediata dell’attività e/o l’obbligo della rimessa in pristino dei luoghi.

In sede di sopralluogo preventivo, presso l’area circense, da parte degli organi competenti al rilascio del nulla osta all’autorizzazione, di cui all’art. 38 del Regolamento Disciplina Spettacoli Viaggianti, qualora si riscontrassero che le strutture di detenzione degli animali non fossero adeguate a quanto prescritto, nel caso in cui tali carenze non siano sanabili in tempi brevi con adeguate prescrizioni, non sarà rilasciato il suddetto nulla osta.

Nel caso in cui una delle violazioni indicate dalla presente ordinanza sia accertata a carico di un circo una volta autorizzato, gli organi accertanti richiederanno al Comune, se i tempi lo consentono, la revoca dell’autorizzazione all’attività circense e nelle more della stessa procederanno alla ingiunzione della sospensione dell’attività circense in toto o limitatamente alla struttura inadeguata.

Gli autori delle violazioni non potranno richiedere la concessione di attendamento per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di accertamento delle violazioni stesse;

 

= che in caso di documentazione insufficiente o mancante può essere respinta la domanda di attendamento, previa richiesta di completamento da effettuare ai sensi dell’art. 6 della 241/90. Per le dichiarazioni mendaci si seguirà la procedura di legge;

 

= che fatte salve eventuali normative speciali e qualora il fatto non costituisca illecito penale, le violazioni alla presente ordinanza saranno accertate dal Servizio Veterinario, dal Corpo di Polizia Municipale, dagli organi a ciò preposti per legge o regolamento, nonché dalle guardie zoofile volontarie che opereranno sotto il coordinamento del Servizio Veterinario e del preposto ufficio per il Welfare Animale del Comune;

 

= L’Organo competente ad irrogare la sanzione amministrativa è individuato ai sensi dell’art. 17 della L. 689/1981;

 

= il provvedimento è esecutivo dalla data di pubblicazione all’Albo Pretorio on line.

 

= che con il presente atto si intende revocata la precedente Ordinanza n. 2 del 02/01/2008.

 

Chiunque vi abbia interesse può proporre ricorso al TAR del Piemonte o al Presidente della Repubblica rispettivamente entro 60 e 120 giorni dalla data di pubblicazione.

 

IL SINDACO

        Dr. Piercarlo FABBIO           

 


[1] Dall’area istituzionale del sito della città di Alessadria. http://www.comune.alessandria.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/22

Le normative

Come già evidenziato in precedenza, in Italia l’attività circense è regolamentata dalla Legge 337 del 1968, seguita da una circolare esplicativa del 1989 (4804/TB30) e da vari Decreti Ministeriali. Inoltre i circhi dovrebbero rispettare quanto è stabilito dalla “Convenzione Internazionale di Washington sul commercio di specie in via di estinzione”. La legge 150/92, modificata dalla 426/28, consente ai circhi di detenere animali pericolosi solo se “dichiarati idonei dalle autorità competenti in materia di salute e incolumità pubblica, sulla base dei criteri fissati previamente dalla Commissione Scientifica.” I circhi devono anche rispettare quanto previsto dal D.P.R. 8 febbraio 1954 n. 320 riguardo l’obbligo di vigilanza veterinaria.

Riporto di seguito le normative esistenti su questo tema[1].

D.M. del 31.12.1979 “Convenzione di Washington sul commercio delle specie animali e vegetali in via di estinzione”, ratificata dalla L. n° 874 del 19.12.1975

Trattato internazionale siglato nel 1973, che pone le basi della normativa CITES. Teso a salvaguardare flora e fauna a rischio, è stato recepito in Italia con la legge 874 del 1975, e reso esecutivo dalla legge150/92, poi modificata dalla legge 59/93. Elenca e regolamenta l’importazione e la detenzione di specie minacciate di estinzione.

Legge n° 503 del 5.5.1981 di ratifica ed esecuzione della Convenzione di Berna relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa del 19.9.1979

Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa, firmata a Berna il 19/11/79, ratificata in Italia con legge n. 503 del 05/08/81.

Le parti contraenti riconoscono l’importanza degli habitat naturali ed il fatto che flora e fauna selvatiche costituiscono un patrimonio naturale che va preservato e trasmesso alle generazioni future.

Regolamento (CE) n. 01/2005

Regolamenta il trasporto di animali su tutto il territorio europeo. Prevede, tra le altre cose, che il viaggio sia ridotto al minimo come durata, che durante il viaggio vengano prese tutte le precauzioni

per evitare sofferenze agli animali, che gli operatori siano adeguatamente preparati ad assolvere al loro compito, che i mezzi di trasporto siano costruiti al fine di garantire alloggio adeguato agli animali in base alla loro dimensione.

Art. 1 del R.D. n° 611 del 12.06.1913

L’articolo in questione vieta gli atti crudeli su animali, l’impiego di animali che per vecchiaia, ferite o malattie non siano più idonei a lavorare, il loro abbandono, i giochi che comportino strazio di animali, le sevizie nel trasporto del bestiame, l’ accecamento degli uccelli ed in genere le inutili torture per lo sfruttamento commerciale e/o industriale di ogni specie di animale.

T.U.L.P.S.

Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, R.D 773 del 18/06/1931, prevede che sia l’ autorità locale di pubblica sicurezza ad emettere licenza per spettacoli di varia natura, compresi quelli con animali. Vieta gli spettacoli che comportino sevizie di animali.

R.D. n° 1265 del 27.7.1934

Regolamenta l’applicazione delle norme sanitarie, compreso il controllo veterinario e il corretto smaltimento di rifiuti, letame, acque di scolo.

D.P.R. n° 320 del 8.2.1954

Regolamento di polizia veterinaria, in base al quale il veterinario comunale è tenuto a comunicare al sindaco la presenza di animali infetti, e che investe il sindaco del compito di applicare le misure cautelative necessarie ad evitare il propagarsi dell’infezione. Il sindaco inoltre ha la facoltà di autorizzare o meno la sosta di esposizioni di animali in base alla presenza o meno dei necessari requisiti igienici per lo smaltimento delle deiezioni.

Gli animali devono essere soggetti a vigilanza medica da parte del veterinario comunale per accertare la presenza di eventuali malattie trasmissibili.

Legge 18 Marzo 1968, N. 337

Fortemente voluta dalle associazioni di categoria, è la legge che regolamenta e sovvenziona i circhi in Italia. Impone alle amministrazioni comunali di “compilare entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge un elenco delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento. L’elenco delle aree disponibili deve essere aggiornato almeno una volta all’anno.” Stabilisce altresì che è vietato ai circhi attendare in aree non incluse nell` elenco.

D.P.R. 31.3.79

Sancisce la perdita della personalità giuridica pubblica dell’Ente Nazionale Protezione Animali, e attribuisce ai comuni il compito di vigilare sull’osservanza dei regolamenti relativi alla protezione degli animali.

Circolare del Ministero della Sanità n° 29 del 5.11.90

Impone che tutti gli animali esotici, a qualsiasi titolo detenuti, siano sottoposti a vigilanza veterinaria (da parte dell’unità sanitaria locale competente per territorio), al fine di garantire che gli animali siano “mantenuti nel rispetto delle esigenze di carattere igienico sanitario, di tutela della sicurezza e del benessere degli animali stessi in cattività, di salvaguardia dell’incolumità delle persone”.

D.M. 19.4.1996

Elenca gli esemplari pericolosi di cui è vietata la detenzione. Divieto al quale però è concessa deroga per “giardini zoologici, aree protette, parchi nazionali, acquari, delfinari, circhi, mostre faunistiche permanenti o viaggianti dichiarati idonei dalla commissione scientifica CITES” (art. 6 della l. 150/1992, modificato dalla legge 426 del 9 dicembre 1998).

Legge n° 189 del 20.07.2004

Sono le disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento di animali e di combattimenti clandestini. Punisce chi sottopone un animale a “comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche” e chi detiene animali “in condizioni incompatibili con la loro natura”.

D. Lgs n° 267 del 18.8.2000

L`art. 7 sancisce che “comune e provincia adottano regolamenti nelle materie di propria competenza”. L`art. 50 designa le competenze di sindaco e provincia, quali amministratori del territorio locale.

“Linee Guida per il mantenimento degli animali nei circhi e nelle mostre itineranti”

CITES è un acronimo che sta per “convenzione sul commercio internazionale di specie a rischio” (Convention of International Trade in Endangered Species). Le linee guida emesse dagli organismi internazionali CITES non sostituiscono le leggi nazionali, ma costituiscono comunque una base normativa che va rispettata da ciascuno stato firmatario, e che va resa operativa attraverso l`adozione di un`adeguata legislazione.

Come visto sopra, per quanto riguarda gli individui facenti parte di specie a rischio detenuti nei circhi, la legislazione italiana ne ammette la presenza solo in quelle strutture dichiarate idonee dalla Commissione Scientifica CITES.

Il circo deve avere un nome univoco e non sostituibile, in modo da essere sempre e facilmente identificato, deve indicare specie e numero di esemplari detenuti, nonché un elenco del personale e relative qualifiche (il personale deve aver conseguito un corso di formazione professionale qualificato relativo alla cura degli animali). Deve essere in possesso del registro di carico e scarico degli animali e delle relative cartelle cliniche.

Gli animali detenuti devono essere riconoscibili (tatuaggio, chip o altro) e detenuti rispettando i requisiti minimi atti a garantirne il benessere. Oltre a fornire dati ben precisi sulle caratteristiche dei recinti per ogni tipo di animale, le linee guida sottolineano come le strutture di tutti gli animali detenuti devono:

– permettere agli animali di nascondersi alla vista

– garantire un riparo da condizioni climatiche avverse

– presentare arricchimenti ambientali

– avere strumenti di regolazione della temperatura, in funzione delle singole esigenze


[1] Dal dossier Circo con gli animali di Nemesi Animale.

 

Analisi delle linee guida per il mantenimento degli animali nei circhi

A tal proposito ho deciso di riportare qui di seguito parte di un articolo del giornalista Riccardo B.[1] il quale ci illustra con estrema chiarezza un’analisi delle linee guida per il mantenimento degli animali nei circhi. Linee guida però che risultano essere inadeguate, inattuabili e irrispettate.

 

“In Italia l’esibizione di circhi con animali selvatici è vietata. O meglio, sarebbe vietata. Il 16 aprile del 1998 la Commissione Scientifica CITES emanò dei criteri oggettivi per una corretta valutazione dell’idoneità alla detenzione degli animali definiti per legge pericolosi (leoni, tigri, elefanti, orsi, rinoceronti, ecc.). Basandosi su tali criteri, gli esperti conclusero che le strutture circensi non fossero in grado di assicurare i requisiti minimi richiesti, negando pertanto il rilascio dell’idoneità: una chiara conferma scientifica, se mai ce ne fosse bisogno, del livello di degrado e squallore in cui sono detenuti gli animali nei circhi italiani.

Tuttavia, uno scandaloso susseguirsi di circolari e di modifiche legislative permise ai circhi di continuare ad usare questi animali e, successivamente, alla Commissione Scientifica CITES fu richiesto di emanare specifici criteri (più permessivi) per i circhi: in tal modo, non erano i circhi a doversi adeguare ai criteri, ma erano i criteri a doversi adeguare ai circhi.

Tali linee guida stabiliscono – per quanto concerne la vita dell’animale – una serie di indicazioni sui requisiti minimi relativamente alle strutture di detenzione (dimensioni, arricchimento ambientale e altre caratteristiche) e sulla cura degli animali (nutrizione, salute e condizioni di trasporto).

Bisogna osservare che tali criteri, essendo concepiti per animali detenuti in strutture artificiali, non mettono in discussione il mantenimento in cattività, ma cercano solo di fornire delle indicazioni che dovrebbero favorire una condizione di benessere accettabile: il che, naturalmente, non significa che il rispetto di tali indicazioni assicuri agli animali una condizione di benessere ottimale. Tale condizione, infatti, per individui appartenenti a specie che in natura vivono in ambienti ricchi e variegati, che si spostano lungo percorsi di centinaia di chilometri e che instaurano rapporti sociali complessi, può essere sperimentata solo in una situazione di completa libertà nel proprio habitat originario.

Tuttavia, anche per il più convinto sostenitore della cattività, sarebbe difficile non riconoscere come i criteri imposti dalle linee guida siano assolutamente inadeguati per gli animali. Ad esempio, per quanto riguarda le dimensioni delle strutture interne, agli elefanti è riservato uno spazio di 3 x 5 metri per individuo (ed è ammessa la possibilità dell’uso di catene, seppur limitato), ai felini è sufficiente una gabbia di 4 x 2 metri per individuo e di poco più di 2 metri di altezza, per i babbuini sono ritenute idonee gabbie di 10 x 3 metri per un gruppo di 5 individui (e un metro e mezzo quadrato per ogni animale in più), con a disposizione un’altezza di soli 3 metri.”

Tutto ciò è impensabile se si considera che i felini possono muoversi per migliaia di chilometri, vivono da soli o in piccoli gruppi e gli elefanti vivono in grandi gruppi e camminano fino a 30 chilometri al giorno. Un circo di medie dimensioni arriva ad occupare tra i 3000 ed i 5000 metri quadrati (roulotte, tendone e camion compresi) e detenere fino a 150 animali. Come può quindi ospitare questo numero di animali senza fargli sentire la differenza con il loro habitat naturale? Pur mettendoci tutta la buona volontà, il circo non potrà mai avere le strutture ed i spazi necessari alla salute fisica e mentale degli animali.

“In altri casi invece vengono indicate condizioni per i circhi oggettivamente molto difficili, se non impossibili, da realizzare, a causa della loro stessa natura di strutture itineranti. Ad esempio, per quanto riguarda le strutture esterne, per gli elefanti è prevista la possibilità di fare bagni nell’acqua e bagni di sabbia, gli orsi devono avere a disposizione tronchi su cui arrampicarsi e affilarsi le unghie, per i gruppi di babbuini devono essere presenti strutture su cui arrampicarsi, nascondersi e ritirarsi, mentre le giraffe devono avere la possibilità di afferrare il cibo da posizioni elevate.

Gli esperti del CITES, evidentemente ben consapevoli sia dell’inadeguatezza della maggior parte delle norme e sia dell’impossibilità di altre di essere rispettate, nelle stesse linee guida dichiarano che le indicazioni prescritte «non devono essere considerate come una giustificazione o un invito a mantenere determinate specie nei circhi». E aggiungono: «In particolare si raccomanda che in futuro non vengano più detenute le specie in via di estinzione o il cui modello gestionale non è compatibile con la detenzione in una struttura mobile quali, ed in particolare: primati, delfini, lupi, orsi, grandi felini, foche, elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe, rapaci».

Vale la pena di notare che le norme, per la gran parte inadeguate, contenute nel documento del CITES, rappresentano le migliori condizioni possibili che, in via teorica, un circo dovrebbe essere in grado di assicurare agli animali detenuti. Purtroppo, la maggior parte di tali norme non vengono osservate in modo rigoroso e costante, e in molti casi il mancato rispetto è una prassi consolidata. Di fatto, la grande maggioranza dei circhi, compresi quelli condannati o sottoposti ad indagini proprio per le pessime condizioni di detenzione degli animali, svolgono i propri spettacoli senza la necessaria osservanza dei parametri contenuti nelle linee guida.

Le ispezioni, quando effettuate, sono svolte con disinvolta superficialità, le violazioni più comuni non vengono quasi mai prese in considerazione ma vengono quasi sempre accettate come mancanze minori sulle quali si può sorvolare, e anche di fronte ad evidenti casi di gravi irregolarità i controlli si concludono quasi sempre con una valutazione positiva. Sebbene a volte può accadere che qualcuno degli addetti all’ispezione lasci delle prescrizioni, dato l’esiguo tempo di attendamento del circo non ci si cura poi di verificare se la struttura si sia effettivamente adeguata.

Per comprendere le ragioni di questa singolare situazione, va notato che i criteri proposti dal CITES sono in effetti delle linee guida, ovvero costituiscono delle raccomandazioni, dei consigli, non delle norme inderogabili. Nello stesso documento del CITES si afferma infatti che «il mancato rispetto di uno o più dei suddetti requisiti, non integra automaticamente il reato di maltrattamento animale, la cui valutazione spetta comunque a personale qualificato e incaricato dall’autorità competente»: pertanto, il giudizio sulle condizioni degli animali resta molto soggettivo.

Si consideri che solitamente le ispezioni vengono eseguite dal Servizio Veterinario Asl, la cui inaffidabilità è stata comprovata più e più volte. Basti citare a tal proposito il recente caso dell’allevamento Green Hill, conclusosi con il sequestro della struttura dopo l’operazione di polizia che ha rilevato la presenza dei cadaveri di cento cani nei congelatori dell’azienda e ben quattrocento animali senza identificazione: eppure la Asl locale aveva sempre sostenuto che nei controlli effettuati tutto era risultato ogni volta in regola.

A dimostrazione della totale inadempienza dei circensi per il rispetto dei criteri del CITES, basti osservare che in Italia, pur non essendo permesso ai sindaci imporre divieti per l’attendamento ai circhi sul proprio territorio, i comuni possono tuttavia definire alcune norme, basate sulle raccomandazioni del CITES, che i circhi sono tenuti obbligatoriamente a rispettare: questo espediente, di fatto, viene usato per impedire ai circhi l’attendamento, poiché nessun circo è in grado di adeguarsi anche alle più elementari delle norme del CITES”.

 


 


[1] Autore degli articoli nel sito ”www.animalstation.it”.

Parola ai psicologi

Il pubblico preferito dai circhi è ovviamente quello costituito dai bambini, accompagnati dai loro genitori od insegnanti. Assistere a tali atti di violenza nella prima infanzia porta a vari fattori negativi come la rimozione dell’empatia, l’apprendimento dell’insensibilità,  il considerare un animale incapace di provare emozioni e dolore come gli esseri umani, il considerare normale il dominio del più forte sul più debole. Gli studiosi dell’apprendimento sociale hanno da sempre affermato che osservare gli altri è importantissimo nell’acquisizione del comportamento, infatti i bambini lo apprendono tramite genitori e adulti. Il bambino quindi, vedendo l’adulto ridere e divertirsi di fronte a tristezza, dolore e disagio da parte dell’animale, si abitua a non vedere la sofferenza dell’animale ed impara che è divertente; vengono così cancellate le sue reazioni istintive (processo di negazione di ciò che vede).

Annamaria Manzoni è una psicologa e psicoterapeuta, ipnositerapista e grafoanalista,  accreditata presso l’Ordine degli Psicologi della Lombardia come psicologa clinica e dell’età evolutiva e come psicologa giuridica. Impegnata nell’ambito della tutela minorile, da diversi anni è membro del Consiglio Direttivo del Movimento Antispecista e collabora tuttora con la LAV ed altre associazione animaliste. In un suo articolo, concernente l’utilizzo degli animali per divertimento, afferma: “Proprio in considerazione del fatto che compito specifico degli psicologi, come recita il codice deontologico, è la promozione del benessere dell’individuo, del gruppo, della comunità, è doveroso che, come categoria professionale, ci si occupi e si cerchi di decodificare il senso e le conseguenze di situazioni che sono tutt’altro che neutre, dal momento che offrono impliciti modelli di comportamento, che, sotto un’apparenza gioiosa, veicolano convinzioni articolate, fortemente antipedagogiche, se è vero che pedagogia dovrebbe essere anche e soprattutto educazione al rispetto dell’altro.”

Nel 2007 ha scritto e promosso un documento, sottoscritto e sostenuto da oltre 600 psicologi, sulle valenze antipedagogiche dell’uso degli animali per divertimento nei circhi, nelle sagre e nei zoo. Riporto di seguito il testo completo del documento in  questione.

 

Premesso

che la coesistenza con gli animali, dotati di dignità propria quali esseri viventi, è un’esigenza profonda e autentica della specie umana;

che le relazioni che stabiliamo con loro, lungi dall’essere neutre, sono elementi in grado di incidere sull’emotività e sul pensiero;

che il rapporto con loro è elemento di indiscussa importanza nella crescita, nella formazione, nell’educazione dei bambini;

 

i sottoscritti psicologi

esprimono motivata preoccupazione rispetto alle conseguenze sul piano pedagogico, formativo, psicologico della frequentazione dei bambini di zoo, circhi e sagre in cui vengono impiegati animali.

Queste realtà, infatti, comportano che gli animali siano privati della libertà, mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie.

Tali contesti, lungi dal permettere ed incentivare la conoscenza per la realtà animale, sono veicolo di una educazione al non rispetto per gli esseri viventi, inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacolano lo sviluppo dell’empatia, che è fondamentale momento di formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra, alla pena, al disagio, all’ingiustizia.

 

I sottoscritti psicologi

attenti a promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo, della comunità, auspicano e sostengono un radicale cambiamento di costume che vada in direzione della chiusura degli zoo e del divieto dell’impiego di animali nei circhi e nelle sagre.

 

Promotrice: Annamaria Manzoni.

 

 

Camilla Pagani, ricercatrice  dell’istituto di psicologia del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ed autrice di numerosi articoli a difesa degli animali, ha svolto un’indagine sul rapporto tra bullismo e maltrattamento degli animali. In un suo articolo riguardo quest’indagine si legge: “Assistere a certi spettacoli può rappresentare un serio pericolo per l’educazione dei più giovani. È per questo che abbiamo analizzato anche il fenomeno del circo e come psicologi ci siamo espressi in favore di una legge che vieti l’utilizzo degli animali in qualsiasi tipo di spettacolo. Sotto il tendone essi vengono caricaturizzati e ridicolizzati per divertire. E non c’è niente di peggio dell’ilarità dei grandi verso un sopruso, che viene già percepito come tale anche in età giovanissima: può avere un effetto devastante nell’interpretazione del mondo di una psiche ancora in via di maturazione”. Chi maltratta gli animali quindi può diventare un serial killer, studio che era già stato fatto dall’FBI negli anni ‘70.

Cosa c’è dietro gli esercizi

Alcuni esempi di tecniche usate sui singoli animali per costringerli a fare determinati esercizi.

 

I cavalli liberty, famosi per la loro eleganza e posizione arcuata, nascondono sotto gli ornamenti degli strumenti rigidi che li costringono a mantenere questa posizione innaturale e per abituarli vengono tenuti con la testa bloccata per molte ore al giorno.

Per un elefante stare sollevato a testa in giù su una sola zampa anteriore è molto doloroso in quanto in questa posizione l’immenso peso degli intestini preme sul cuore. Per insegnarlo viene colpito sotto la coda (zona molto delicata per l’elefante) con un pungolo d’acciaio rovente. Per costringerlo invece ad alzarsi sulle zampe posteriori, gli viene premuto un ferro rovente sotto la gola.

Nel passato per far imparare all’orso il famoso “ballo dell’orso” lo si costringeva a camminare sui carboni ardenti, quindi l’animale per sentire meno dolore era costretto a sollevare le zampe alternandole più velocemente possibile. Oggi invece si usano le piastre o i pungoli elettrici.

Ai felini vengono limati i denti ed estratti gli artigli per renderli ancora più inoffensivi.

 

Reprimere il comportamento o gli istinti di un animale è andare contro la sua natura e causargli malessere. La differenza degli odori e dei paesaggi, il clima diverso, un’alimentazione scarsa e inadatta, gli applausi (vissuti come fonte di paura e stress, non come complimenti), i lunghi viaggi, le luci, i rumori, costituiscono una vera e propria sofferenza e malessere psicologico per l’animale. Sofferenza dimostrata dai loro comportamenti stereotipati anormali: camminare avanti e indietro nervosamente, dondolare continuamente il capo, movimenti ripetitivi senza senso, alzare ritmicamente le zampe, movimenti veloci della testa dall’alto verso il asso oppure in modo ondulatorio. L’insieme di tutto ciò e la detenzione prolungata porta a problemi circolatori e metabolici, piaghe ed anche a disturbi psichici: aggressività, noia, stress, atti di autolesionismo, ecc. 

 

Le testimonianze

Anche gli stessi circensi, ex addestratori, ex dipendenti di circhi e domatori hanno affermato la presenza di torture. Riporto di seguito alcune testimonianze che dimostrano la vera crudeltà che si nasconde dietro gli spettacoli. 

 

Jean Richard, domatore francese: “Con i leoni ho trovato una sola soluzione: buttargli uno sgabello addosso, dritto sul muso” e ancora a proposito di elefanti: “Afferro una sbarra di metallo ed inizio a bastonare gli elefanti sulla testa con tutta la mia forza”.

Alfred Court, domatore francese: “Restavo solo con le tigri e le punivo in modo che esse non avrebbero dimenticato. È  il gioco del domatore di leoni. Egli fa agire il leone sotto la costante minaccia della morte e lo ricorda al leone con migliaia di punzecchiature, ferite e frustate. Il leone ruggisce per protesta, ma va avanti con l’esercizio, perché non vuole morire”.

Alfred Court, descrive così la sua “azione educativa”: “Ruppi tutti i bastoni che avevo lasciato nella gabbia sulla testa di Bengali. Le frustate cadevano a valanga, tagliando a fondo la lucida pelle della tigre. Lanciai uno sgabello di legno e acciaio, che pesava otto libbre buone, contro Artis, colpendolo nella parte posteriore. L’animale diede un terribile ruggito, un grido di dolore, ma non andò lontano: lo sgabello lo aveva colpito più forte di quanto io volessi, spezzandogli le zampe.”

Liana Orfei: “La belva si avvicina allo sgabello fin quando, sempre inseguendo la carne, è costretta a salirvi sopra. La belva va giù? Il domatore le dà la frustatina” e sulle foche: “Le foche possono essere addestrate solo per fame e non si possono picchiare perché la loro pelle, essendo bagnata, è delicatissima”.. La frusta o il bastone portati in pista, servono a mantenere gli animali sotto uno continuo stato di paura e di minaccia, ricordandogli le percosse dell’addestramento.

 Hans Falk, ex lavoratore del circo Knie, a proposito dell’addestramento di una giovane elefantessa: “Si iniziò con una sorta di esercizio di equilibrio, sopra un asse rigido tenuto a circa 50 cm da terra. Ma l’elefantessa, impaurita, si rifiutò. Allora sia l’addestratore che Louis Knie persero la pazienza e ricorsero ad un’asta metallica portante all’apice un uncino, il quale fu spinto e poi tirato sull’elefantessa. Si cercava di far svolgere l’esercizio in maniera corretta nel più breve tempo possibile, ma l’elefante rimaneva incapace di eseguirlo. Era giunto il momento di iniziare un piccolo inferno sulla pista. Il domatore iniziava a colpire l’elefante sulle zampe fino al sanguinamento”.

Tom Rider, che ha lavorato nel circo Ringling Brothers Barnum & Bailey, in altri circhi negli USA e in Europa come inserviente addetto agli elefanti, dichiara: “Ho visto picchiare gli elefanti, prendere a pugni i cavalli, le tigri frustate e prese a bastonate. Ho visto elefanti legati alle catene per 22 ore al giorno, e tigri tenute in piccolissime gabbie.”

Paride Orfei ha dichiarato sul Corriere della Sera del 3 aprile 1993: «Durante l’addestramento gli animali vengono “addomesticati” con scariche di corrente, per non parlare dei forconi e degli uncini usati per far fermare gli elefanti […]. I metodi crudeli vengono utilizzati dall’addestratore proprio per far capire all’animale chi comanda, cosa impossibile con un semplice premio a fine esercizio.» Precisa inoltre che questi metodi non vengono utilizzati solo da domatori particolarmente violenti, ma rappresentano la normalità[1].

Un addestratore: “La prima cosa che gli scimpanzé devono imparare è che l’uomo è il padrone assoluto. Nessuno scimpanzé, all’inizio, sopporta di essere vestito. Solo la più severa disciplina e le punizioni lo porteranno alla sottomissione e alla perfetta obbedienza.”

Il signor Munslow, ex dipendente di un grande circo internazionale, racconta cosa è successo dopo che un babbuino ha morso il suo addestratore: «Gli hanno strappato i denti con una pinza, senza anestesia. Le urla di dolore e l’impossibilità di mangiare durarono diversi giorni e la “lezione” servì perfettamente allo scopo.»

M. H. Haynes, un ammaestratore: “Per far sorridere il simpatico pony che risponde alle battute del domatore basta pungerlo sul muso con uno spillone ed il cavallo impara così che quando gli viene dato il segnale deve sollevare il labbro superiore e mostrare i denti.”

Egmar Osterberg, che ha lavorato per trent’anni nei circhi, afferma: “Nella gabbia un leone non può nemmeno girarsi. Tutte le bestie, senza eccezione, tremano per il freddo sei mesi all’anno. Le foche vivono quasi sempre senz’acqua e per le giraffe non esistono carri abbastanza alti. D’inverno le bestie non hanno quasi mai paglia a sufficienza e restano prigioniere del ghiaccio, che ogni mattina deve essere rimosso. Durante i trasporti gli animali si riempiono di piaghe procurate dalle catene e dalla sporcizia.”

 

Ci sono video che mostrano domatori picchiare con estrema forza gli animali. Nel 2009 è stato girato di nascosto un filmato nel circo Alex Hamar, in tournée in Grecia, che dimostra l’uso della violenza su un elefante durante l’allenamento. A questo proposito ho deciso di includere nella mia tesi una parte di un articolo (scritto da Riccardo B. nel sito Animal Station) che descrive in maniera chiarissima le immagini del video.

 

Nel filmato si vede, all’esterno del tendone, un domatore che, servendosi di un bullhook, colpisce furiosamente e ripetutamente un elefante sulla testa, e anche afferrare e tirare con violenza l’animale dietro le orecchie, sempre usando lo stesso bullhook. L’associazione greca che si è occupata del caso ha riferito che l’animale veniva picchiato perché sorpreso a mangiare prima dell’esibizione (come si evince anche dal filmato), in quanto ciò avrebbe compromesso il suo senso di fame indispensabile per la corretta esecuzione degli esercizi durante lo spettacolo.

 

Probabilmente qualcuno obietterà che questo evento è un caso isolato e che non è possibile generalizzare accusando tutti i domatori di crudeltà. Ma questa testimonianza è stata resa possibile solo per un caso fortuito: forse quel giorno il domatore era particolarmente nervoso e, incurante del rischio di essere visto e filmato, non si è trattenuto dal picchiare l’elefante al di fuori del tendone. Si noti anche che le violenze del domatore si ripetono in due eventi separati [4], quindi è probabile che si tratti non di un trattamento occasionale dovuto ad un improvviso impeto d’ira del domatore, ma piuttosto di una abituale modalità di relazione con l’animale.

Inoltre, non sembra che l’uomo agisca al nascosto degli altri circensi: nel primo caso altri tre uomini assistono apparentemente indifferenti ai soprusi del domatore, nel secondo caso si può invece notare un inserviente passare vicino all’uomo senza badare alla scena. Si può quindi affermare con pochi dubbi che il trattamento violento del domatore filmato rappresenta un comportamento usuale e accettabile anche per gli altri lavoratori dello stesso circo e, probabilmente, più in generale, per il mondo circense.

In seguito alla pubblicazione del filmato il circo è stato espulso dalla Grecia e le immagini sono state usate per aumentare la pressione sul governo greco e chiedere il bando nazionale all’uso di animali nei circhi, approvato successivamente nel 2012. Il circo, tornato in Italia, ha impunemente portato avanti il suo tour nazionale, e continua tutt’ora ad usufruire dei contributi pubblici erogati dallo stato ai circhi italiani: nello stesso anno della vicenda in Grecia, il circo Alex Hamar ha ricevuto ben 25.000 euro dallo stato italiano. Uno dei tanti paradossi zoofili del nostro paese: chi picchia un cane con un bastone viene condannato con l’arresto, chi commette lo stesso abuso su un elefante viene premiato.


[1] Corriere della Sera, «Così si addestrano gli animali» – Paride Orfei accusa i circhi e mostra gli strumenti di tortura.

Le tecniche di cattura e addestramento

 I circensi affermano che per la maggior parte degli animali presenti nei circhi si tratta di animali nati sempre e solo in cattività assicurando inoltre che vivono meglio nel circo che nel loro ambiente naturale, con cibo assicurato ed un riparo. Sappiamo che tutto ciò è falso e che comunque anche per gli animali nati in cattività l’istinto alla libertà ed ai grandi spazi è innato. Gli animali infatti provengono anche dalla cattura nel loro habitat naturale, da strutture specializzate nella riproduzione e primo addestramento, cessioni da zoo (pratica illegale) e da scambi tra circhi. Dopo la cattura gli animali vengono chiusi in gabbie e trasportati a bordo di navi e aerei senza poter mangiare e bere per giorni. Proprio per questo motivo, aggiungendo anche il livello di stress subito, molti di loro non ce la fanno e muoiono durante il viaggio.

 

Quali sono i metodi di addestramento? Non esiste una tecnica ben precisa in quanto esse cambiano da circo a circo e vengono tenute ben nascoste con la scusa del segreto professionale. I circensi sostengono di lavorare con tecniche di addestramento “dolce” senza mai ricorrere alla violenza. Ma grazie agli attivisti e ad infiltrazioni di varie organizzazioni animaliste, sappiamo oggi che tutto questo non è vero. Sono presenti infatti video e foto che testimoniano l’esatto contrario e che documentano l’uso di pungoli, bastoni, privazioni di acqua e cibo, scosse elettriche e molto altro. Un altro fattore che ci dimostra chiaramente il livello di stress degli animali nei circhi  sono i vari episodi di fuga[1] nel vano tentativo di ricercare la libertà. Molto significativi sono anche i casi di aggressione di animali contro domatori o lavoratori del circo[2], fatti che dimostrano ancora una volta la sofferenza subita da questi animali.

 

L’addestramento degli animali è preceduto dalla doma, fase in cui l’animale, in giovane età, viene sottomesso all’uomo. In questo modo gli animali con indole ribelle e dominante vengono resi innocui ed arrivano a capire che devono temere l’essere umano. Parte fondamentale di questa fase è la paura degli strumenti impressa nell’animale, come la frusta ed il bastone uncinato (conosciuto come “bullhook”), usati in seguito nell’addestramento.

Un esempio di una procedura svolta durante la doma: si legano le zampe di una tigre con nodi scorsoi, si tendono le funi in modo che l’animale rimanga steso a mò di tappeto e si comincia a bastonarla con violenza. Più la tigre ruggisce e tenta di ribellarsi, più viene bastonata finché non cede.

Dopo questa fase troviamo l’addestramento vero e proprio. Gli animali vengono costretti ad eseguire esercizi e ad assumere posizioni contrarie alla loro fisiologia e natura; vengono obbligati ad affrontare grandi paure come il salto della tigre nel cerchio infuocato o le esibizioni tra animali che in natura sono in rapporto preda-predatore.

 

Esistono due tecniche principali di addestramento: il rinforzo positivo ed il rinforzo negativo.

 

  • Rinforzo positivo: consiste nella somministrazione di piccole razioni di cibo quando l’animale esegue in modo esatto l’esercizio. Ovviamente però un animale affamato è più motivato ad eseguirlo correttamente; prima dello spettacolo infatti i domatori fanno digiunare gli animali portandoli alla fame. Molti circhi si vantano di usare questa tecnica al posto di paura e torture. Ma condizionare un individuo con il cibo e portarlo alla fame non è forse tortura ed una imposizione sulla sua natura? Anche se in questa tecnica non si utilizzano fruste, ripetere quotidianamente gli stessi esercizi un’infinità di volte è maltrattamento vero e proprio. Questa tecnica viene confermata da Liana Orfei che parlando delle foche afferma: “Esse possono essere ammaestrate solo per fame e non si possono picchiare perché la loro pelle, essendo bagnata, è delicatissima. Ma con un po’ di pesce ottieni quello che vuoi”.

 

  • Rinforzo negativo: l’altra tradizionale tecnica che non viene mai menzionata dai circensi e si può già dal nome intuire il motivo. Questa consiste nel picchiare l’animale quando esegue in modo sbagliato l’esercizio; in questo modo l’animale si impegnerà sempre ad eseguirlo correttamente. Ci conferma questa tecnica sempre Liana Orfei: “Quando la tigre scende dallo sgabello, disobbedendo, il domatore le dà una frustatina, perché ha fatto male a scendere. Poi ricomincia la storia con la carne finché la belva si rende conto che se va su riceve dieci-dodici pezzettini di carne, se va giù la picchiano, e allora va su”.

 

Grazie al lavoro degli attivisti si può affermare con certezza che nessuno dei metodi di addestramento può garantire il benessere degli animali. Inoltre l’associazione animalista Animal Defenders International ha svelato che alcuni attivisti sono riusciti a nascondere delle telecamere nelle aree di addestramento del Chipperfield Circus (famoso per essere erede dei metodi di addestramento “dolci” dell’addestratore Carl Hagenbeck) portando alla luce torture, violenze e dolore: tigri e leoni bastonati per convincerli a passare attraverso il tunnel metallico che collega le gabbie alla pista, continue botte con sbarre di metallo su collo, nuca e orecchie per far imparare gli esercizi.

 

Il processo di doma e addestramento si può riassumere con poche parole: dolore, privazione, paura. La frusta o il pungolo d’acciaio che il domatore porta in mano durante gli spettacoli serve solamente a controllare l’animale, ricordandogli la paura ed il dolore subito durante l’allenamento. Alcuni animali, nonostante le tecniche usate, non imparano mai e finiscono per morire a cause delle ferite subite o perché rassegnati, rifiutandosi di mangiare. D’altronde la filosofia del domatore è: “L’animale deve assecondare l’uomo o morire”.

 

Questo tipo di allenamenti cruenti degli animali sono considerati reato di maltrattamento come testimonia la legge 189/2004 sul maltrattamento degli animali[3], che all’articolo 544-ter stabilisce: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. […]”. Nella stessa legge però è prevista un’inapplicabilità per alcune attività tra cui i circhi: “Art. 19-ter. – (Leggi speciali in materia di animali). – Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice penale non si applicano ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di caccia, di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione degli animali, di sperimentazione scientifica sugli stessi, di attività circense, di giardini zoologici, nonché dalle altre leggi speciali in materia di animali. […]”.

 

Quando non vengono addestrati o non sono impegnati negli spettacoli, gli animali passano le loro giornate in piccole gabbie, legati con catene cortissime, il più delle volte senza acqua e cibo a disposizione e senza luoghi dove ripararsi dagli occhi della gente. Alcuni circhi, per ricavare qualche soldo, allestiscono intorno al luogo di attendamento dei piccoli recinti per lasciare in mostra gli animali prima degli spettacoli o durante l’intervallo.

Non esibendosi per  tutto l’anno, i circhi hanno bisogno di spazi dove depositare gli animali e per la maggior parte delle volte si tratta di zoo, bioparchi e zoo safari. Soluzione utile per i circhi anche nelle situazioni in cui un animale, data l’età, non è più in grado di fare spettacoli.


[1] Dieci esempi di fughe di animali avvenute in Italia: Circo Moira Orfei: un elefante scappato a Torino (maggio 2002); Circo Lina Orfei: due zebre scappate a Osimo (luglio 2002); Circo Togni: un canguro scappato a Milano (settembre 2002); Circo Magyar: tre tigri scappate a Oristano (novembre 2002); Circo Serio: un ippopotamo scappato a  Matera (luglio 2003); Circo Roney Rolley: tre tigri scappate a Bari (dicembre  2003); Circo Niemen: un ippopotamo scappato a Thiene (Vicenza) (dicembre 2003); Circo Togni: tre antilopi, di cui una morta durante la cattura, scappate a Rio Saliceto (Reggio Emilia) (luglio 2004); Circo Royal: un ippopotamo scappato a Matera (dicembre 2004); Circo Armando Orfei: un elefante scappato a Bassano del Grappa (Vicenza) (aprile 2010).

[2] Solamente nel Circo Orfei, tra il 2000 ed il 2010, sono avvenute quattro gravi aggressioni: un domatore di 70 anni ucciso dalle tigri nel 2000, un altro domatore di 24 anni ucciso nel 2006, il figlio di Moira Orfei,  Stefano Nones, aggredito dalle sue tigri per ben due volte nel giro di pochi anni.

[3] . Legge 20 luglio 2004 n.189 – “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”

I tempi cambiano

Sono sempre più diffusi e graditi (anche in Italia) gli spettacoli di circo contemporaneo, una nuova concezione rivoluzionaria dell’arte circense diversa da quella tradizionale, con giocolieri, contorsionisti, equilibristi, acrobati, clown, danzatori, cantanti. Pochissime le compagnie che utilizzano animali, non per scelta etica purtroppo, bensì per la loro nuova concezione del circo, dove il cuore dello spettacolo sono le esibizioni dell’artista. Una realtà confermata anche dal portavoce del Cirque du Soleil, Chantal Côté. [1]

 

Come nasce questa scelta artistica?
All’inizio, nel 1984, la troupe che ha fatto nascere il Cirque du Soleil, faceva teatro sui trampoli e di strada. Non ha fatto altro che trasportare sotto uno chapiteau[2] il tipo di spettacolo che proponeva in strada. Ecco perché la questione degli animali non si è mai posta davvero.

In Italia il Soleil viene spesso contrapposto ai circhi con animali: ma esiste davvero questa contrapposizione?
No. Il Cirque du Soleil fa parte dell’Eca, l’European Circus Association, e intrattiene ottimi rapporti con l’ambiente del circo tradizionale. Il Soleil ha fatto la scelta artistica di non presentare animali nei suoi spettacoli ma non prende alcuna posizione in favore né contro chi ha fatto altre scelte.

 

Come già detto precedentemente, molti paesi hanno già vietato spettacoli con animali. Nel Regno Unito già da qualche anno è in discussione una legge che vieterebbe esibizioni di animali selvatici e l’anno scorso l’impresario circense Gerry Cottle, per cinquant’anni tra i principali sostenitori dell’uso di animali selvatici nei circhi, ha dichiarato di sostenere il bando. In una sua intervista sul London Evening Standard si legge: “Per la questione degli animali i circhi hanno oggi una pessima fama. È triste per me doverlo dire, ma ora sostengo il bando. I tempi sono cambiati e questo problema dovrà essere risolto in un modo o nell’altro. Sono sicuro che il divieto porterà ad un miglioramento dell’immagine del circo nel Regno Unito. Ora al posto degli animali ho un fantastico numero di un trapezista ad occhi bendati, un contorsionista che si infila in una boccia di vetro, sei bellissimi tendoni, una troupe di acrobati, una ruota della morte e molto altro”.

 

In Italia invece i circensi continuano a difendere lo sfruttamento degli animali, dimostrando di essere incapaci di evolversi insieme ai tempi e di essere rimasti con la vecchia concezione secondo la quale gli animali non avevano dignità.


[1] Breve parte di un’intervista rilasciata a Circo.it.

 

 

[2] Termine francese che indica il tendone posto sopra il circo.

Las leyes

En la mayoría de los países, los circos con animales son permitidos y a veces fomentados como actividad cultural. Los circos contravienen dos artículos (4 y 10) de la Declaración Universal de los Derechos del Animal, proclamada el 15 de octubre de 1978 y aprobada por la Organización de las Naciones Unidas para la Educación, la Ciencia y la Cultura (UNESCO), y después por la Organización de las Naciones Unidas (ONU).

El artículo 4 expresa:

a)   Todo Animal perteneciente a una especie salvaje tiene derecho a vivir libre en su propio ambiente natural, terrestre, aéreo o acuático, y a reproducirse.

b)   Toda privación de libertad, incluso aquella que tenga fines educativos, es contraria a ese derecho.

El artículo 10 expresa:

a)   Ningún Animal debe de ser explotado para esparcimiento del hombre.

b)   Las exhibiciones de animales y los espectáculos que se sirven de Animales son incompatibles con la dignidad del Animal.

En España las leyes locales y estatales no dan una adecuada protección a los animales y la itinerancia de los circos hace mucho más difícil controlar y proteger a estos animales. Además no existe una legislación específica que regule las condiciones de vida de los animales en los circos. El único caso fue en agosto del 2009 cuando el Ministerio de Ambiente y Medio Rural y Marino manifestó su interés por aplicar la Ley de Conservación de Fauna Silvestre en zoológicos y circos del territorio nacional. A pesar de eso, existen algunas leyes nacionales sobre el tema de los circos:

 

  • Real Decreto 1430/1992, de 27 de noviembre, por el que se establecen los principios relativos a la organización de controles veterinarios y de identidad de los animales que se introduzcan en la Comunidad procedentes de países terceros (BOE 16-01-93);
  • Instrumento de adhesión de España al Convenio sobre el Comercio Internacional de Especies Amenazadas de Fauna y Flora Silvestres, hecho en Washington el 3 de marzo de 1973. (BOE 30.07.86);
  • Real Decreto 1739/97, de 20 de noviembre, sobre medidas de aplicación del Convenio sobre el Comercio Internacional de Especies Amenazadas de Fauna y Flora Silvestres (CITES), hecho en Washington el 3 de marzo de 1973, y del Reglamento CE 338/97 del Consejo, de 9 de diciembre de 1996, relativo a la protección de especies de la fauna y flora silvestres mediante el control de su comercio. (BOE 28/11/97);
  • Resolución de 5 de mayo de 1998, de la Dirección General de Comercio Exterior, por la que se designan los Centros y Unidades de Asistencia Técnica e Inspección de Comercio Exterior (SOIVRE) habilitados para la emisión de los permisos y certificados contemplados en el Reglamento CE 338/97 del Consejo, de 9 de diciembre de 1996, relativo a la protección de especies de fauna y flora silvestres mediante el control de su comercio, y se establece el modelo de “documento de inspección de especies protegidas” (BOE 26.05.98);
  • Real Decreto 1333/2006, de 21 de noviembre, por el que se regula el destino de los especimenes decomisados de las especies amenazadas de fauna y flora silvestres protegidas mediante el control de su comercio (BOE núm. 296, de 30-11-2006);
  • Ley 32/2007, de 7 de noviembre, para el cuidado de los animales, en su explotación, transporte, experimentación y sacrificio (BOE núm.268, de 8-11-2007).

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